È grande in Silvana Cellucci il desiderio, se non addirittura la necessità, di “narrare” nel senso più autentico del termine. Raccontare per il puro gusto di raccontare: accostarsi con delicatezza a vicende che arrivano a impennarsi su picchi di umana drammaticità, senza mai abbandonare l’impulso primario del lasciar intravedere un particolare, un indizio che si rivelerà la chiave di lettura della realtà che l’autrice aveva in serbo — come un vero e proprio coup de théâtre — per il suo lettore.
Se fosse una canzone è romanzo dal solido impianto narrativo, imperniato su un paio di personaggi scolpiti “a tutto tondo” dalla mano — e dalla fantasia — di chi li ha creati: insegnante e alunno difficile, per una storia che di scontato non ha però nulla.
|