Può un amore tormentare tutta una vita? Può rinascere come la Fenice dalle sue ceneri? Può superare le barriere del tempo, della vecchiaia, delle convenzioni imposte dalla società? E perché due esseri che si amano sino alla follia scelgono volontariamente di rinunciare al loro sentimento piuttosto che alla loro carriera? E perché una donna, dinanzi ad un uomo, ma solo e soltanto ad uno, si sente sempre inadeguata, brutta, incapace di ispirare amore?
Sono queste solo alcune delle domande che susciterà certamente nel lettore il nuovo romanzo di Silvana Cellucci, che stavolta ha attinto al teatro per creare una storia dai contorni sfumati, dove finzione e realtà sembrano intrecciarsi in un nodo inestricabile, come in un vorticoso gioco di specchi.
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