Può un amore tormentare tutta una vita? Può rinascere come la Fenice dalle sue ceneri? Può superare le barriere del tempo, della vecchiaia, delle convenzioni imposte dalla società? E perché due esseri che si amano sino alla follia scelgono volontariamente di rinunciare al loro sentimento piuttosto che alla loro carriera? E perché una donna, dinanzi ad un uomo, ma solo e soltanto ad uno, si sente sempre inadeguata, brutta, incapace di ispirare amore?
Sono queste solo alcune delle domande che susciterà certamente nel lettore il nuovo romanzo di Silvana Cellucci, che stavolta ha attinto al teatro per creare una storia dai contorni sfumati, dove finzione e realtà sembrano intrecciarsi in un nodo inestricabile, come in un vorticoso gioco di specchi.
Ilva Cilek è un’insegnante di arte drammatica in un teatro privato, e scrive copioni cinematografici e drammi teatrali. Uno dei suoi lavori viene inviato dalla stessa autrice ad un suo ex fidanzato, Dino Dasiz, che sta percorrendo una brillante carriera politica nel Nord America: in esso si annuncia e si prefigura, in modo simbolico, che il futuro di quest’uomo senza Ilva non sarà tutto rose e fiori. Sconvolto dalle rivelazioni che gettano finalmente una luce su tanti episodi oscuri del loro passato, Dino, ormai grande uomo politico, torna da Ilva e le chiede di sposarlo, ma lei si rifiuta, perché è vissuta sempre nel mistero sotto falso nome, e non intende rinunciare a questa sua prerogativa. Ciononostante Dino, stanco di rinunciare al suo essere più autentico in nome del successo e del potere, la seguirà e andranno a vivere insieme.
Questa, in sintesi, la trama di Un volo per Boston, romanzo dal taglio coraggiosamente sperimentale e innovativo per costruzione: si apre infatti sulle prime battute del dramma teatrale di Ilva, ma solo alla fine il lettore scoprirà che si tratta appunto di un dramma, di un parto dell’immaginazione, i cui effetti sulla realtà sono però quanto mai cogenti e incisivi.
Due giovani si amano, ma non rinuncerebbero mai ai propri ideali e alla loro carriera: è questo il fulcro tematico intorno al quale ruotano le vicende di Ilva e Dino, i loro tentennamenti, il loro lasciarsi per poi riprendersi e poi ancora lasciarsi.
Romanzo di acuta introspezione psicologica, di fine cesellatura delle sensazioni, dei dubbi e delle angosce che possono sconvolgere un animo umano, ma al tempo stesso dal ritmo incalzante e vorticoso, ricco di dialoghi serrati dove i protagonisti indagano sino alle estreme conseguenze il loro rapporto, disdegna però, volutamente, qualsiasi descrizione d’ambiente, qualsiasi rasserenante squarcio narrativo, per meglio rinserrare, come al centro di una ragnatela di dubbi e paure, tutte le oscure motivazioni, i complessi e i sensi di colpe che hanno condotto due esseri umani, certo nati per amarsi e vivere felici insieme, a mutilare la propria vita, condannandosi come ad una lunga espiazione preventiva prima di raggiungere almeno un brandello di felicità.