Può l’arte essere l’ideale supremo, a cui subordinare tutti gli altri valori? Può la vita sottrarsi alle leggi del bene e del male e sottoporsi solamente alla regola del bello?
È in questa direzione che La montagna delle storie contiene una riflessione sul significato dell’esistenza e sul nulla che sembra avvolgerla, sulla relazione inconsistente tra caducità umana e desiderio di eternità, tra leggera essenza e grave apparenza, tra accidente e necessità. Le domande restano inespresse nell’oscillante apparizione dell’esteta pittrice Cleis e delle sue allieve, lettrici di Thomas Mann, sacerdotesse del culto per l’Ellade antica, in spasmodica ricerca della vita sublime e dell’elevazione spirituale; a loro si contrappongono in ambigua alternanza dei giovani modelli cui la bellezza apollinea e glaciale conferisce una forza distruttiva.
Trasformatisi in libertini camaleontici e affabulatori, capaci di mentire anche a loro stessi, questi uomini diventano artefici e vittime di giochi narrativi sottili e perversi, mentre sullo sfondo si staglia La montagna incantata, allo stesso tempo sanatorio e topos letterario.
|