Gli autori, illustrando una pagina importante della storia religiosa di Chieti, intendono a far conoscere l’Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti le cui attività s’improntano sulle opere caritative e sull’organizzazione della processione del Cristo Morto che si svolge il Venerdì Santo di ogni anno. Com’è noto, in questa giornata di intensa fede cittadina la processione diviene momento culminante e assume toni così intensi da commuovere anche i non credenti. Per questo, ogni famiglia che ha qualche ricordo legato a questa grande manifestazione di fede, nulla trascura perché la Processione del Cristo Morto riviva con lo stesso spirito di carità e pietà cristiane che animarono gli avi quando la vollero istituire.
L’imponente processione del Venerdì Santo, è resa ancor più suggestiva dal canto del Miserere di Selecchy accompagnato dal suono dei violini. Questa cerimonia esercita ogni anno un misterioso e potente richiamo per migliaia di persone che, anche da città di altre nazioni, giungono a Chieti sostando lungo le strade e le piazze del centro storico per vivere un momento di religiosità corale. Ed è qui che il canto del Selecchy invita a un ulteriore passo: fare noi compagnia al dolore divino, facendoci carico col Figlio del peccato del mondo e invocando pietà per tutti. “Uomini vanno a Dio nella loro tribolazione / piangono per aiuto, chiedono felicità e pane, / salvezza della malattia, dalla colpa, dalla morte / così fanno tutti, tutti, cristiani e pagani.
A questa esigenza risponde in modo particolare la processione del Venerdì Santo, che aiuta il credente a far memoria della passione del Salvatore per attualizzare il mistero vivificante e trasformante nella propria vita e nel proprio dolore, e partecipare così in unione col Cristo alla redenzione della famiglia umana.
In copertina: Luciano Primavera, Processione del Venerdì Santo a Chieti