Buone prassi di pratica filosofica per alimentarsi
Esperienze filosofiche del benessere
Presentazione di Raffaele Tenaglia
Questo libro si rivolge in modo particolare a tutti coloro che intendono cambiare da soli i propri comportamenti alimentari, per un miglioramento del proprio stile di vita. L’obiettivo è quello di accompagnare il lettore a comprendere l’esigenza di un altro concetto di filosofia, un’opportunità per chi intende rinnovare la propria mente, ricercare un diverso modo di stare con se stessi, leggere il mondo con occhi nuovi.
Non sempre si ha l’occasione di avere un filosofo a disposizione al quale poter raccontare i rumori dell’animo, ma se avvertiamo la necessità di trovare un sostegno dobbiamo prima di tutto affidarci a noi stessi. È fondamentale, infatti, individuare gli strumenti che sono già dentro di noi, per essere in grado di creare le stesse condizioni di una consulenza o una relazione di aiuto.
L’efficacia e la validità di questo sistema si può verificare proprio nel nostro rapporto con il cibo. Saper svolgere l’attività del filosofare rende questa relazione più sana. Si tratta di un viaggio verso la nostra parte nascosta che, talvolta, le abitudini finiscono per mortificare.
Filosofare ci aiuta a interloquire con noi stessi, a star bene, a conquistare la sensazione di sazietà. Non tutto ciò di cui ci cibiamo serve realmente a nutrirci. È necessario raggiungere soddisfazione e pienezza non soltanto attraverso il cibo.
Spesso la nostra vita è alimentata da “cibi” che non danno gusto: i problemi degli altri, le richieste dei figli, i bisogni dei mariti, le ingiustizie, il non detto. Le inquietudini delle quali ci nutriamo giornalmente si depositano intorno ai fianchi e sull’addome, procurandoci un senso di pesantezza. Di fatto, non esiste solo il metabolismo degli alimenti, ma c’è anche quello delle emozioni. Così gli alimenti che ingeriamo “ingombrano” il nostro organismo fino a inquinare il cervello.
Inoltre, non sempre ciò che immagazziniamo subisce il necessario processo di assimilazione. La mancata trasformazione in energia degli elementi ingeriti compromette il rapporto con il cibo, che diventa essenzialmente compensatorio. In tal modo, prende il posto di una qualsiasi altra forma di dipendenza, senza permetterci di provare più alcun piacere.
Quanto si propone in questo testo è una filosofia che auspica un cambiamento delle abitudini verso una regolamentazione alimentare, tenendo conto del contesto esistenziale, dei piaceri e dispiaceri della vita quotidiana, per un benessere senza rinunce.