Un Rinascimento oscuro, caratterizzato da fosche dinamiche sociali, rappresenta il motore della narrazione di Un madrigale per morire, in amebeo tra fantasy e horror erudito.
A ispirare l’Autrice il delitto “d’onore” che vide il musicista Carlo Gesualdo assassinare la consorte Maria d’Avalos e il suo amante, Fabrizio Carafa, duca di Andria, colti in flagrante adulterio.
Un tragico documento umano, emblematico delle ombre di un Rinascimento che, accanto ai luminosi trionfi dell’arte, annoverava torbidi intrighi di corte e vittime sacrificate sull’altare dell’onorabilità d’illustri casati, come Laura Lanza, la baronessa di Carini, o la poetessa di Valsinni, Isabella Morra.
In un avvincente e fantasmagorico gioco di specchi, il fait divers del Cinquecento e i suoi attori (tra cui anche una disperata Eleonora d’Este, seconda consorte del Gesualdo) s’intreccia con le vicende di Mara, moglie del professor De Laguso, cultore della produzione musicale del principe di Venosa, e madre della piccola Ilenia.
Un’aura magica e maledetta impregna le pagine di questo romanzo, sin dall’incipit, che si apre su un notturno illune, in un rincorrersi di sensazioni visive, uditive e olfattive, con un impressionismo che si alimenta di immagini pregevoli.
L’esito è un’opera dalle tinte forti, in cui il lettore è avvinto sino all’ultima pagina, quando — nel beffardo finale — si svela il mistero di un incrociarsi d’anime e destini, tra le volute di un incubo postmoderno.