La rêverie, secondo Gaston Bachelard, è fantasticheria, immaginazione, abbandono al flusso del sogno a occhi aperti. È questo uno stato della coscienza che nelle poesie di Gino Primavera appare spesso, evocativo e magico, quando l’autore riesamina nelle sue poesie, in una nuova prospettiva, le vicende vissute.
Nei suoi versi il volo poetico dei fatti (che da veri diventano verosimili) è sinonimo di libertà e di affrancazione dal dolore che pure ne rappresenta una solida base. Ha lo stesso destino dei baci di Catullo che, a mille a mille, si salvano dal deperimento del tempo semplicemente non contandoli, mischiandoli e facendone poesia.
Accade allora che Tutto fiorisce a Primavera diventi una specie di espiazione dei peccati che diventano puri, in una realtà parallela diversamente vera, senza le rughe del tempo che la poesia e la vita temono.