Le poesie di questa raccolta hanno la costante caratteristica di non frapporre mediazioni rispetto alle parole con le quali il pensiero poetico si è affacciato alla mente. Lungi da facili metafore, nei versi traspare spesso il riconoscimento e la catalogazione del botanico, la freddezza di osservazione e la verifica dell’entomologo, ma si avverte sempre il battito del cuore del poeta quando parla della natura, che lo commuove profondamente e della quale è anche appassionato descrittore. Non mancano giochi linguistici e ricami di parole e di immagini, che spesso sembrano farsi suono e giungere con immediatezza all’orecchio e alla mente del lettore.
Tutto, in questa Lettera 22, dalla giocosità al tono drammatico, si riporta all’«incanto eterno della dolcezza delle parole / che ha in sé la vita / dove restano le favole ignote, non raccontate, / disperse nell’aria e nei sogni, mute»; alle «favole d’oro, / scintillanti fosfeni, / pensieri di pezza. /”; alla “essenziale purezza dal tempo, / tra le scintille giganti».