Shah Mat è un racconto di memorie, la storia di un giovane che fa della propria esistenza un gioco d’azzardo, costantemente teso tra la pretesa di dominio degli eventi e la legge di necessità a cui non ci si sottrae con un atto volontaristico. E in questa ricerca di senso e di equilibrio, mordendo la vita dal midollo, il protagonista si confronta con la dipendenza, con il dolore, con il senso di inadeguatezza di chi non riesce più a dare un’impronta personale e indelebile al proprio percorso esistenziale. Si confronta con i propri limiti, fino a quello estremo e irreversibile della morte senza cadere nella sua trappola.
Un omaggio al coraggio e alla forza della rinascita, dunque, ma anche un omaggio a L’Aquila, per la sua indomita fierezza, che è lo sfondo su cui si svolge gran parte delle vicende e che ancora sopravvive nella memoria di chi era giovane negli anni Settanta. Un omaggio, infine, alla mia regione, nel cuore della penisola italiana, quell’Abruzzo che è terra scontrosa di silenziosi eremitaggi e di azzurri infiniti.