Romanzo giallo? Esoterico? Fantastico? Dell’orrore? O di denuncia sociale? La catena di Partenope è un po’ tutto questo, ma anche qualcos’altro. È il tentativo dell’Autore di dare un’interpretazione non semplicemente psicologica e sociale, bensì “metafisica” al problema del Male, cancrena inestirpabile che deturpa sempre più il volto della Sirena, cioè Napoli.
Il fulcro di questo romanzo, la cui vicenda si svolge nella quotidianità di avvocati, poliziotti, studiosi di storia delle religioni, preti e associazioni di volontariato, mostra che la radice del Male si trova a un livello diverso, quello mitico-simbolico.
Perciò coloro che si adoperano per sconfiggerlo, per essere all’altezza di tale operazione, devono agire su un piano che non è semplicemente “umano”. D’altronde, gli sforzi sinora fatti, essendo pragmatici, fisici e materiali (provvedimenti legislativi, editti, repressioni), sono stati insufficienti.
Che fare, dunque? Se in questa rappresentazione grottesca e diabolica tutti indossano la Maschera (il lettore si aspetti di incontrare la figura di Pulcinella in una versione forse impensata), dov’è il Volto? In che modo scoprirlo? Bruno Pezone, ri-elaboratore del folklore popolare, pur in sella a una fantasia sfrenata, tende sì a raffigurare la realtà per quella che è, ma apre la sua analisi alla speranza.