Noi siamo quello che ricordiamo. Noi siamo quello che sogniamo. Noi siamo quello che amiamo. E i poeti dialettali sono quelli che più degli altri cantastorie credono nelle esplosioni sentimentali. Anche perché sanno che “Se canteme, campeme di cchiù”. A li culle de Pescare... è una raccolta di tredici poesie tribali dedicate a Pescara e ai suoi abitanti con il desiderio di rafforzare la profonda amicizia che Ugo Achille Iezzi ha con i cugini dell’antica e leggendaria Teate, città gemella e complementare. Complementare a Chieti, Pescara lo è anche in tema di collina, come la canzone di Nino Saraceni e Fernando D’Onofrio “A li culle de Pescare quant’ è belle a fa l’amore”, che ci fa gustare: “verde a grasce e aria fine, è na quiete pe’ sunnà… Qua lu doce venticelle sa li sunne annazzicà. Tra li fronne d’ariggente de li live di quassù, doce doce ve’ lu vente, accarezze pure a nnù”.
Con questa pubblicazione poetica, tra ricordi ed emozioni pescaresi, Iezzi intende, vieppiù, incorniciare l’amore che nutre verso la canzone popolare e il dialetto, proponendo una frizzante passeggiata adriatica, all’insegna della parlata nostra, per sottolineare il prezioso naviglio di identità e destino che gelosamente molti abruzzesi amano custodire.