Da tempo il poeta Dario Lauterio non tornava ad aprire la porta della sua “Bottega delle cose perdute” per ritrovare, per citare un’altra sua opera, le storie di quel cuore che in questi anni di assenza dalle pubblicazioni ha continuato a battere ininterrottamente dove c’era e c’è poesia.
È un vecchio vizio, una dolce abitudine, o se vogliamo una malattia inevitabile che funziona al contrario, è cioè terapeutica per curare gli affanni del quotidiano, le malinconie dei giorni che scorrono uguali e veloci, come polvere di una clessidra che non funziona a dovere o di un orologio che non batte sempre il tempo giusto.
Si parla di stagioni, quelle dell’anima, che spesso vanno per conto loro, controcorrente, tornano indietro a ricordare volti, nomi, storie e situazioni che non ci sono più nel presente e che il cuore, invece, ha urgente bisogno di ritrovare.