Questo libro nasce da una piccola scommessa. Un sabato pomeriggio di provincia. Un figlio leggeva svogliatamente la Divina Commedia, mentre il padre, impiegato, prendeva il caffè. Il dialogo avvenne più o meno in questo modo.
«Papà, ma davvero la Divina Commedia è un capolavoro assoluto?»
«Certo figliolo» rispose il padre, con tono distratto.
«Secondo te sarebbe mai possibile scriverne il seguito? Scrivere altri 14.233 endecasillabi a rima alternata e concatenata?»
Il padre quasi senza accorgersene rispose: «Ma certo figliolo, tutti potrebbero scrivere la Divina Commedia, la sua essenza è nell’aria, nella terra, nel sole, e soprattutto è presente nella natura della nostra bella lingua italiana. Basterebbe soltanto volerlo. Perché in Italia tutto rima con tutto.»
Quella notte stessa, il padre non riuscì a dormire. L’immagine di Dante con l’alloro e quel suo volto severo gli appariva familiare, amato e umano. Si rigirava nel letto mentre la musica delle parole gli cresceva dentro, nell’anima.