Percorrere le vie delle scienze coincide con un viaggio attraverso la poesia.
Chi, leggendo la precedenti parole, ha avuto un sussulto, ha un motivo in più per seguire queste pagine, in cui elettroni, teoremi, leggi fisiche, formule e quant’altro di “scientifico” vengono tutti coniugati con le forme della poesia.
Il lettore non troverà qui né voli di gabbiani, né rime tra “cuore” e “amore”. Potrà scoprire, invece, quanto poetico possa essere un integrale, un reagente limitante, una legge di riflessione, una formula.
L’autore, per sostenere chi ha dimenticato qualcosa dei suoi studi, fornisce – tranne in tre casi - una breve chiosa a corredo di ogni poesia, inerente l’argomento ispiratore, ben sapendo che è buona norma non “spiegare” un testo poetico, ma applicando il concetto di eccezione alla regola, per non svantaggiare chi certi argomenti non li mastica abitualmente.
Nella prefazione, Giuseppe Napolitano espone, in modo lineare e con eleganza, una chiave di lettura agevole e profonda, ma tra le sue parole si legge anche un invito a una personale via di interiorizzazione dei versi, che è – in fondo – lo stesso invito che rivolge l’autore.
Nella premessa, l’autore mostra al lettore il mondo in cui questi è invitato ad entrare, dove le domande sono obbligo e le certezze roba opinabile, dove l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo hanno pari dignità, nascondendo entrambi un unico seme.
È un libro che indica una lettura particolare della realtà, invitando a una lettura poetica della scienza e dei suoi percorsi.