Maestro Domenico si addormenta (molto) prima del 1859 e si risveglia nel 1870 trovando la situazione completamente cambiata e, poiché non ha vissuto l’evolversi degli eventi, subisce lo choc dell’immediata consapevolezza.
La Toscana granducale è diventata una provincia del Grande Piemonte, che si fa chiamare Regno d’Italia, e per lui, onesto falegname, insegnante privato e all’occorrenza scrivano, comincia l’inferno, non solo a causa delle regole, delle multe e della decuplicazione delle tasse, ma anche per il disprezzo nei confronti del senso religioso, trasformato in «un pregiudizio dei tempi antichi».
La Rivoluzione riesce spesso a raggiungere il proprio scopo attraverso una serie di piccoli atti, eventualmente supportati da qualche grande evento violento e sanguinario.
Ciò è accaduto con la rivoluzione dei costumi (il ’68) e con il Risorgimento: l'atto violento (l’invasione garibaldina e la conseguente discesa dell'esercito piemontese) era stato preceduto, fu accompagnato e sarebbe stato seguito da una serie di azioni, di prese di posizione culturali, di mode, di battage propagandistico, di leggi che aveva contribuito a cambiare la mentalità della popolazione e che permise di far percepire una guerra di aggressione come una lotta popolare di liberazione.