Sin dal titolo l’autore mette subito in chiaro che di un gioco si
tratta, un ludus messo in piedi da lui stesso, disteso sulla fabula
delle sue trame e rivolto al pubblico non senza ammiccamenti ed
ambiguità.
Il lettore sarà dunque incalzato, sballottato, infine spiazzato
da questa serie di undici racconti che variano tra i più diversi
registri, giocando con la narrazione e le sue norme, sviluppando
inediti e stranianti punti di vista, costruendo un universo paradossale
e grottesco nel quale le sole stille di verità sembrano venire
proprio dalla parola e dal suo valore.
Un valore amplificato dall’autore attraverso rimandi a miriadi
di altri testi, tracce a volte esplicite, altre volte di più difficile lettura,
sempre sparse sulla pagina con la consapevolezza che nulla
di veramente nuovo si agita sul fronte della letteratura, se non
la capacità della stessa di guardarsi allo specchio e di rileggersi.
Ma non soltanto di un viaggio nella narrazione, nello stile,
nella lingua, si tratta; perché, guardando più a fondo, le tragicomiche
storie raccontate dallo scrittore scavano nel ventre della
contemporaneità, trovandovi infine la solitudine assurda, perché
fondata sull’illusione della comunità nel “villaggio globale”,
dell’uomo post-moderno, dominato da ansie e fobie che spesso lo
ricacciano verso i limiti incerti della follia.