Pescara non ha rughe, scriveva nel libro La favola pitagorica il giornalista Giorgio Manganelli, proprio guardando alla città giovane, moderna, ma smemorata, meticcia, contaminata definendo Pescara “Una città lenta, amante delle passeggiate e dei cibi pingui d’Abruzzo”.
Pescara è una città che va osservata guardando in alto. Ci accorgeremo, così, che esiste ancora una città da leggere e da conservare. In questa circostanza, Licio Di Biase parlerà dei cibi con cui nel corso dei secoli i pescaresi si sono alimentati confrontandosi con esperti, come Mimmo D’Alessio e Tino Di Sipio, e attingendo foto da Tonino Di Loreto e notizie dagli articoli di Romeo Tommolini, da pubblicazioni di vari pescaresi, ma anche dai sonetti di Gabriele D’Annunzio e dai ricordi di alcune signore della città.
Ovviamente, le ricette risentono delle contaminazioni del territorio, per cui prodotti, quantità e lavorazione sono quelli espressi dalle originali sensibilità del territorio stesso. In questo percorso eno-gastronomico vive la quotidianità della città nel corso del tempo.