Io, araba fenice è un diario che fa palpitare, soffrire, riflettere, scritto con delicatezza e ironia e soprattutto con appassionata sincerità. È la descrizione minuziosa, condotta con acuta capacità di analisi psichica e fisica, come solo le donne sanno fare, di un malessere infame e insidioso che ha dominato tutto il Novecento.
Una scrittura liquida, fuggente come l’olio.
Una testimonianza esistenziale e profondamente riflessiva, minuziosa, priva di retorica grazie a un coraggioso gioco di ironia e una notevole capacità di traduzione dei più minuti sommovimenti dell’anima.
L’autrice è convinta che il malessere psichico possa talora produrre un conseguente malessere fisico, perché il corpo e l’anima dialogano di continuo, si scambiano i malanni e i benefici.
La finezza introspettiva di Stefania è straordinaria, come straordinaria è la qualità descrittiva dei luoghi che attraversa.
Il messaggio del libro è: “rendere più facile la vita, prendendola in modo diverso”. Basta un briciolo di attenzione al proprio stato di salute, l’ascolto del proprio corpo, che chiede soltanto di praticare la prevenzione e praticare il coraggio di non abbattersi mai.