Il sortilegio della speranza. Un viaggio in cui la favola diventa un raccontare tra i luoghi dell’esistere e i veri luoghi che restano quelli metafisici. Il libro si legge come un articolato percorso di racconti, ma resta, in fondo, un romanzo con varie tappe e diversi porti ai quali poter fare riferimento.
Ci sono personaggi che toccano il mistero e raccontano la magia, il mito, l’alchimia, con delle precise indicazioni ontologiche, in cui gli archetipi del tempo e della pazienza si fanno espressione di una profonda liricità.
Un linguaggio che, a volte, si teatralizza grazie a un dialogare tra i diversi personaggi, ma anche attraverso un io narrante, che non smette di essere presente, in un immaginario e simbolico protagonista che sempre testimonia un pensiero che è quello del cercare nell’ascolto i segni di una memoria antica nella quale fa capo la tradizione.
Un libro che esprime il segno onirico della memoria da custodire e traccia una sottile linea d’ombra, dove nulla viene nascosto, ma tutto è vissuto tra il mistero e il segreto in una proiezione che ha del soprannaturale sino a toccare l’immaginario del sortilegio e la fiducia nella speranza.
Speranza e pazienza sono due percorsi che guidano anche il cammino dello sciamano o del monaco tibetano o del cappellaio magico, che cercano la luce vera nel deserto e l’amore è la via per superare le porte e le stanze che si penetrano oltre il buio.