Per raccontare un evento, se questo evento nasce dall’oscurità di passioni che scorrono sotto la superficie di un’apparente normalità, serve molto amore. È il sacrificio più grande, il regalo più prezioso che può fare un autore ai propri lettori, immedesimarsi in una passione deviata, in un’emozione velenosa.
(...) nei racconti il viaggio nell’inferno di un delitto è senza remissione.
Michele Piccolino ha una scrittura dolce e partecipata. Segue il più importante dei principi necessari al racconto, che è quello di non esprimere giudizi ma di percorrere l’anima di ognuno tra i personaggi, anche quelli che si rendono responsabili, magari proprio malgrado, di azioni sulle quali il giudizio morale non potrebbe che essere di condanna.
(...) Lo scrittore è uno affacciato a una finestra, che racconta a chi sta all’interno quello che vede accadere. Può interpretare, al limite: non cambiare gli eventi.
È per questo che la raccolta di racconti che avete fra le mani vi terrà sospesi, lungo un percorso sulle montagne russe che farete bendati. Vi mancherà il fiato, sarete ingannati dal vostro stesso sorriso prima di precipitare, di nuovo, nell’abisso nero dell’anima altrui.
[Maurizio de Giovanni]
In copertina: Tre soluzioni di continuità, di Marco D’Emilia