A confezionare un ritratto quasi brutale del nostro popolo fu Giacomo Leopardi che nel Discorso sopra lo stato presente del costume degl’Italiani, tratteggiò un catalogo amaro delle nostre qualità, o meglio dei nostri vizi, visto che, secondo lui, la nostra identità nazionale è costituita soprattutto da “assenze”, cioè da elementi che mancano a noi, ma che sono ben presenti e radicati in altre popolazioni. Scarso è il nostro senso morale; assente è la nostra classe dirigente; fiacca la nostra vita interiore: il clima mite del nostro paese, infatti, favorisce la vita all’aperto e la conseguente attenzione agli aspetti esteriori dell’esistenza, a scapito dell’indagine interiore, e soprattutto della conversazione.
Sarà proprio vero che gli italiani sparsi nel mondo sono fracassoni, incivili, beceri e maleducati? O si tratta di vecchi, ormai superati luoghi comuni?
Secondo l'ironica, spesso sarcastica indagine etologica sui comportamenti della bestia italica svolta in questo libro, il quadro che ne emerge è spietato, addirittura patologico.
Il rimedio? Uno sconcertante, inattuale quanto originale suggerimento al legislatore: la tortura e la pena di morte.
Davvero controcorrente, se non fosse uno scherzo.
[ISBN-978-88-7475-141-9]
Pagg. 112 - € 8,00
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