«Accanto alla storia che ferma via via le azioni
degli uomini, le rinchiude, le rende inoperanti, c’è
il fantasma della storia: il grande buco, il vuoto che
assorbe via via le azioni che sfuggono alla storia e le
annienta. E se poi i fanti annientati fossero i soli immortali?
E se il massimo destino delle vicende umane,
se la sorte nobile, più alta, più “santa” di noi e
dei nostri pensieri fosse non la storia, ma il fantasma
della storia.»
«La guerra, con i mezzi incomparabili che essa
ci da di saggiare i sistemi nervosi, agisce al modo di
formidabile rilevatore dello spirito umano.»
Questo mio scritto non ha pretese storiche; è
solo una cronaca quasi familiare, ove la guerra fa da
sfondo e da cornice; i protagonisti sono i rosellani,
eroi inconsapevoli di eventi più grandi di loro.
Con il senno del poi, ripensando ai tanti episodi
accaduti, posso dire che ci furono manifestazioni
umane le più multiformi: dal coraggio alla paura,
dall’eroismo alla viltà, dalla bontà all’egoismo e, su
tutto, il dolore per la perdita di beni e degli affetti.
Leggendo questo scritto, sarei felice che un mio
amico coetaneo dicesse: “Sì, mi ricordo”, e che qualche
ragazzo aggiungesse meravigliato: “Impossibile,
tutto ciò è accaduto a Rosello?”