L’isola è sempre un’Itaca. Vi si deve giungere dal mare, spinti non solo dai venti della memoria e della sorte ma anche dal desiderio di un nostos che dà vigore all’anima e slancio creativo al filo del narrare.
Così accade in questo secondo libro di Pina Allegrini, complementare e speculare al primo Racconti dell’isola. I personaggi sono gli stessi, ma ad essi si è aggiunto un nuovo protagonista, il piccolo Pacifico che, come succedeva a Felicino, cresce nello stupore delle scoperte e nell’acquisizione di una maggiore abilità linguistica, imparando a relazionarsi col fratello più grande, che lo aizza, lo riprende e lo stimola.
L’isola si tramuta allora in luogo, emblematico e totalizzante, dei molti racconti e, nello stesso tempo, costituisce un approdo sicuro per maturare e perfezionare un viaggio di conoscenza. Non c’è, in essa, la solitudine del ritiro, animata com’è dalle tante voci della natura, dalle mutazioni atmosferiche, dall’andirivieni delle persone, dall’intrecciarsi di storie, dai numerosi avvenimenti che scandiscono un tempo denso di suggestioni pur nel suo scorrere quotidiano.
C’è, invece, la condivisione con gli altri familiari della scoperta e dell’avventura e l’isola, divenuta essa stessa protagonista, costituirà nel futuro un forziere prezioso cui attingere per affrontare il viaggio della vita.