Per una comunità non avere la
consapevolezza del proprio passato
è come vivere senza anima,
come scriveva il sindaco Mario
Muzii il 13 novembre 1948 a
Luigi Polacchi, in occasione del
centenario degli avvenimenti del
1848: Questa celebrazione è per Pescara
particolarmente significativa
perché, nell’atto di rivendicare
la sua ricca partecipazione al Risorgimento
Italiano con avvenimenti
ed uomini che spesso assursero
a interessi nazionali, spera
si determini finalmente la cessazione
di una gratuita qualifica di
città senza tradizioni e senza storia
attribuitale dal pregiudizio di
persone e di ceti scarsamente informati
in materia.
Altrimenti daremo ragione a
Charles Yriarte che, nella sua
pubblicazione “Les bords de
l’Adriatique e le Montenegro”,
scritta nel 1878, così ricordava la
sua breve sosta a Pescara: […] infine un giovane abate con
gli occhiali, che rabbrividisce di
febbre, con il viso spirituale e pieno
di carattere, ci assicura che non
dobbiamo dedicare più di un’ora
a Pescara, dove neanche una rovina,
una carta, un manoscritto,
una conversazione, ci attrarrà e
potrà trattenerci. La fortificazione
è rasa al suolo, non resta nulla
dell’antica città; un porto-canale,
senza banchine, la collega alla
città, si attraversa il fiume su un
ponte di barche, lungo tutto il suo
corso si innalzano caserme per la
guarnigione […].
Queste parole di Muzii, di
Yriarte, e di altri pescaresi, hanno
profondamente segnato il
percorso di attenzione alla storia
e alla memoria della città.