Giunto al termine della vita, Agostino Imbelli deve affrontare l’arduo compito di uscire dall’appartamento nel quale vive per cercare, in una città che è l’immagine allucinata di quella reale, coloro che ha offeso nel passato. Non tutti, solo quelli nei confronti dei quali permane il senso di colpa.
L’impresa inizia in casa, affrontando la moglie defunta, la cui memoria è chiusa all’interno di una sfera magica che ne perpetua l’esistenza per l’eternità. Agostino ha speso ogni risorsa per ottenere il privilegio di mantenerla in quello stato, sperando di poter godere della sua compagnia, dei suoi consigli e del suo conforto. Ma la donna rifiuta di essergli vicina. È infuriata con lui per un tradimento scoperto alla vigilia della sua morte.
Avviene, insperatamente, il miracolo della rappacificazione, che sospinge Agostino a tentare l’impresa di ottenere anche da altri il perdono. Anziano e malaticcio, si muove a fatica all’interno di una Roma immaginaria, sempre sul punto di cedere, spingendosi sempre oltre, verso il completamento di una missione da vero eroe. La sua è un’impresa che solo i grandi osano intraprendere: ammettere quello che si è, riconoscendosi nel male per approdare al proprio bene.