L’opera nasce da ricordi dell’autore, in una serata incantata, mentre osserva dalla finestra di casa la tempesta di neve che imperversa lungo la vallata bianca.
Pensando al passato e alla sua dolce metà, Lina, scomparsa da alcuni anni, ha sentito l’irrefrenabile bisogno di scrivere per far conoscere il suo modo di essere di uomo rimasto solo, i suoi pensieri, le difficoltà incontrate, le sue emozioni, il suo amore incancellabile per Lina, l’amore per i suoi figli e, senza falsità, le sue radici contadine.
Dai suoi ricordi emergono i personaggi che hanno avuto grande spazio nella sua vita, la mamma principalmente, ricordandoli con amore e con struggente nostalgia, raccontando momenti di vita contadina vissuti.
Ma ha anche voluto lanciare alcuni messaggi: la vita è un dono di Dio e come tale va accettata e vissuta intensamente, chiudersi nella solitudine fa male a se stessi e a chi ti circonda.
Descrive tra realtà e fantasia le piacevoli sensazioni provate dopo aver incontrato una sera come tante, a cena con l’amico Gino, un’affascinante donna, ammonendo che le illusioni non devono farci allontanare mai dalla realtà in cui si è immersi.
Il suo scritto appare come un mondo in cui immergersi, da esplorare e in cui addentrarsi preparandosi a delle interessanti sorprese.