Per gli autori che compaiono in questa antologia, il fantastico si pone come un’«esperienza dei limiti» della realtà comunemente accettata. Se nei racconti di Grazia Deledda l’insolito (ri)piomba nel mondo arcaico attraverso le credenze popolari e i fatti narrati sono confinati nel mondo della superstizione, quelli di Matilde Serao sono des histoires fantastiques vraies (Nodier), in cui cioè accadono dei fatti che sono materialmente impossibili, eppure si sono verificati per «testimonianza universale».
Tanto il prodigio quanto il mistero, entrambi farciti con leggende e racconti di carattere popolare, umanizzano il soprannaturale che, attraverso il personaggio di Lady Hermione, è da leggersi, se si vuole, in un’ottica metaforica.
Di altra natura è l’approccio di Capuana che se da un lato tenta di sottomettere il soprannaturale alla scienza, presentandolo come un aspetto sconosciuto del “naturale”, dall’altro si avvicina al fantastico dannunziano nell’intento di risvegliare alla vita i capolavori dell’arte (“La redenzione dei capilavori”).
Nelle novelle di Salvatore Di Giacomo, che mutano d’ambientazione (non più l’Italia, ma la Germania hoffmanniana), il fantastico non sta negli avvenimenti, ma nella loro interpretazione. Il racconto-cronaca “Garofani rossi” è per questo motivo un «récit de la subjectivité».
