La campagna d’Etiopia è stata tante
cose. Apoteosi della propaganda fascista, guerra sporca con l’impiego di armi
chimiche, conquista coloniale fuori tempo
massimo, esercizio di razzismo di regime.
Ma è stata anche il primo esempio di un
impiego dell’arma aerea come poi sarebbe stato in tutte le guerre moderne. I piloti
di guerra erano eroi volanti, gente di una
razza nuova, figli di un secolo fatto di pistoni e idrocarburi.
Come il protagonista
di questo romanzo, ispirato alla figura di
Vittorio Beonio Brocchieri, il “professore
volante”. Il tempo è a cavallo tra il 1935 e
il 1936, il racconto come un diario intimo,
di voli tra le “ambe” – le tipiche montagne
dell’altopiano etiopico – e azioni aeree spericolate sull’apparecchio di Galeazzo Ciano, il genero di Mussolini.
La narrazione
ci porta dall’entusiasmo per la campagna
civilizzatrice alla disillusione per i crimini
di guerra: i bombardamenti sui civili e l’uso
dell’iprite, il gas mostarda. Attraverso dei
flashback riemerge nel filo del racconto il
ricordo di una lunga trasvolata in Unione
Sovietica, prima di partire per la guerra:
l’amore per una donna misteriosa e un piano pericoloso. Ricordo e presente finiranno
poi per intrecciarsi sempre di più, fino a un
epilogo risolutivo.