I margini sono l'estremità di qualcosa, i bordi più lontani da qualcos'altro. Non sono mai semplici scelte talvolta fraintendibili; sono il viaggio di treni su rotaie parallele che bruscamente finiscono per sviare, verso la salvezza, verso la perdizione. I margini sono il perno attorno al quale questo primo nervoso lavoro ruota; parte da un senso di appartenenza verso quei treni in corsa, che rappresentano le nostre fuggenti e imperiture unicità. Un viaggio infinito in cui, in preda a slanci, saltiamo dal tetto di un treno all'altro, un po' persi, un po' per sfida, un po' per ansia di vitalismo o di masochismo. Senza sapere quando ci allontaneremo per sempre dall'altro binario. Margini, dunque, si spinge in direzioni diverse, verso diversi stili di scrittura che fanno da contorno alla ricerca di risposte. Risposte a domande senza soluzione; domande seguite da silenzio e dalla disillusione, da sentimenti da rinnegare, impeti, rimorsi; domande che sembrano essere ascoltate, la dolce attesa, la gioia di non essere solo; domande che perdono importanza, risposte inventate o lasciate a marcire.