C’era una volta.
C’era, quando? Non lo so. So che
nulla si inventa.
C’era un parrocchetto dalle ali
azzurre. Viveva in un piccolo salotto. La sua padrona gli cantava il
buongiorno con una voce stupida,
che a lui piaceva, e gli apriva la gabbia per farlo volare nella stanza e
posarsi sull’indice della sua mano.
Era tanto tempo fa. Il ricordo sepolto sotto gli eventi della vita.
D’improvviso Lori-Budgie ha
bussato nell’angolo della mente in
cui lo avevo relegato.
Ho aperto e si è materializzato.
Lori-Budgie non sa scrivere, ma
comunica in altro modo. Basta saperlo ascoltare.
Questo è quanto mi ha riferito:
«Non dimenticherò mai quel
giorno. L’ombra minacciosa che si
stagliava dietro il vetro della fine-
stra e il suono stridulo delle unghie
che facevano rabbrividire le mie
piume.
Ero solo. In un attimo mi resi
conto che non avrei potuto difendermi. Meglio, allora, chiudere i
contatti e sperare che tutto svanisse così come era apparso.»