Coko sta per compiere quindici anni, l’età della maturità nella comunità Scudoj sulla Montagna Franca. Che tipo di destino la attenda, lo vede nei suoi genitori: una vita nobile e appartata, ai margini dell’arcipelago che è Fortunalia, nell’incanto innevato della montagna. Per quanto rispettabile, a Coko non basta: dentro di sé sente spingere il desiderio di avventurarsi per il mondo, oltre quei confini sicuri. Ma le favole che si narrano sul terribile dittatore, Bardos mezzo uomo e mezzo demone, sono vere. A causa sua, a Fortunalia non c’è più niente da esplorare: terre devastate e deserte, alberi essiccati e ceneri sono ciò che resta di un mondo un tempo ricco e meraviglioso. La vita è stata risucchiata dagli spettri di Bardos e nessuno può aggirarsi per le valli, nell’Epoca Magra. Solo sulla montagna si è al sicuro, e solo grazie a un’arte, antica e misteriosa, che gli Scudoj impararono dalle tigri e che coltivano da secoli: il tiro con l’arco, il rumore delle cui frecce scoccate, come nella leggenda, ha il potere di tener lontani gli spiriti malvagi.
È proprio all’arco che Coko affida il suo desiderio di diventare grande. Il percorso difficile e severo che impone il suo studio la rende a poco a poco più forte e chiarisce in lei l’obiettivo cui tende: far qualcosa per aiutare quel mondo. Non può vivere ignorando quello che accade nelle valli, come se tutto il mondo si limitasse alla montagna, e si allena duramente con l’arco per rendersi pronta a un’impresa ben più grande di tutte: scendere in battaglia, anche da sola, se sarà necessario. Il suo viaggio, tremendo e spaventoso, la porterà ben oltre la solitudine, nelle terre degli uomini e delle altre razze misteriose che ancora resistono a Bardos e che da tempo aspettano la rinascita di Fortunalia.