Questi versi, plasmati dalla notte, non intendono dare al lettore una chiave di lettura del mondo, bensì stimolare domande sulla realtà, che mai offre risposte quando ci si lascia ingannare dalla superficie. Attraverso le parole, l’esperienza del singolo diviene esperienza collettiva.
Queste poesie nascono dalla musica, arte del suono, e dalla necessità universale di una filosofia personale, unica, che vada oltre “i grandi nomi”. Ognuno è filosofo della propria esistenza.
Questi versi non offrono conoscenza, perché non la possiedono. Lasciano spazio a dubbi e pensieri contraddittori, tentando di porre rimedio alla divisione dell’universo in parti opposte, la sconfitta dell’essere umano.
Ma nelle parole di chi fa poesia non c’è senso pratico, e perciò essa può essere strappata. La mente è vittima della forza creatrice del cuore.