L’itinerario poetico di Mirella Cellucci parte dalla dichiarazione programmatica dell’autrice, che proietta nella scrittura un mondo di ricordi e di affetti legati alla sua infanzia: è “un atto d’amore” al quale si accosta indissolubilmente la scelta di non usare la punteggiatura.
La grammatica del cuore — si sa — è svincolata da ogni norma e restrizione e segue un dettato emozionale, libero, imprevedibile e sfaccettato, in cui sono il respiro dell’anima e il flusso della memoria e della coscienza a segnare la pagina e a guidare il ritmo delle parole.
La memoria dell’autrice è uno scrigno variegato di colori, di sapori e di profumi che accompagnano il lettore lungo un percorso costellato di volti, vicende, luoghi, oggetti e abitudini, tra immagini nitide di un tempo trascorso, trattenute e cristallizzate, peṛ, in un vivido hic et nunc che le ferma come in un’istantanea eterna e le tiene sospese per sempre, salvandole e sottraendole al ciclo infinito della storia.
In copertina: Giochi in una sera d’estate di Antonio Terenzio Cucchiarelli