Giuseppe Mollica, che ha già dato alle stampe negli anni scorsi alcune sillogi di poesia, si ripresenta con questo lavoro che — occorre dirlo subito — a me pare di estremo interesse, sia per il linguaggio assai originale sia per le tematiche che qui sono affrontate. Dobbiamo anzitutto chiarire al lettore che questo è un libro “sociale”, nel senso che affronta principalmente (ma non solo) le condizioni di esistenza dell’essere umano ai nostri anni.
La “visione” di Mollica è certamente assai critica (pessimista?): da una parte le organizzazioni del potere (politiche, finanziarie, industriali, mass-mediali) sono riuscite alla lunga a opprimere i popoli, sino a dar vita a una “forma totale di fascismo”, ovvero alla perfetta omologazione al sistema. È il “nuovo totalitarismo” che si ammanta di (falsa) democrazia.
Pare risentire, in chiave nuova, alcuni cavalli di battaglia di Pierpaolo Pasolini (cui, non a caso, il Nostro dedica una poesia) e le tesi dei sociologi della scuola di Francoforte — da Adorno a Marcuse (chi non ricorda L’uomo a una dimensione?). Tale è l’oppressione sociale che ormai domina l’indifferenza, la mancanza di reazione degli oppressi.