In Come un ruscello che parla sottovoce Mariella Ceglie si distacca dalla sua precedente tematica amorosa per affacciarsi delicatamente al mistero della vita e del tempo, osservando il mondo che la circonda da una prospettiva diversa, quasi come se si immedesimasse in un lento corso d’acqua che produce emozioni e metafore.
In queste liriche, come scrive Daniele Giancane nella prefazione, «la parola è sempre sussurrata, lieve, aerea… Come un ruscello che parla sottovoce porta all’ennesima potenza questa “tendenza al sussurro” (all’ascolto, alla lieve descrizione, quasi al silenzio dell’anima e del mondo) … che diviene quasi totalmente musica, ritmo, parola che scivola nell’aria creando suggestioni e reazioni emotive. Siamo quasi vicini alla partitura musicale, in cui notte, onde, bosco, ulivi, vento, gelsomini, stelle, orchidea, sono i protagonisti della “scena”. Persino l’Autrice pare sperdersi in questo mare, come mettendosi da parte, limitandosi ad osservare.»