«Potrebbe sembrare l’ultima avventura di un’anima, questo inconsueto e singolare lavoro di Donato Altomare. Attraverso gli occhi profondi della memoria, la sua intera esistenza scorre sempre più lucida e rapida verso un presente inspiegabilmente assente.» Così comincia la prefazione di Loredana Pietrafesa che sottolinea come l’esistenza dell’autore viaggi verso la fine del mondo. Anzi, le molteplici infinite fini del mondo.
Non è questo un lavoro consueto, tutt’altro, ha molte poesie, ma non è una silloge, ha racconti, ma non è una antologia, ha ricordi, ma non è una autobiografia, è… è qualcosa di assolutamente fuori da ogni convenzione, fuori da ogni inquadratura, da ogni gabbia. L’autore non ha posto un limite alla sua versatilità parlando alla gente che ama, ma anche a quella che non conosce, descrivendo quella fine del mondo di fronte alla quale ciascuno di noi si è ritrovato almeno una volta nella sua vita. Ma poi… “ogni volta il mondo rinasce / più feroce che mai/e ci si ritrova a percorrere con passi da bambino / nuove strade magari già calpestate (…).”
«E la soluzione — conclude Pietrafesa — giunge solo alla fine di un’estrema e illuminante verità, come rivelazione e accettazione serena di un supremo destino a cui non può sottrarsi chi, come lui, “ora è qui, ovunque e in nessun posto, è con te e con nessuno, è tutti e solo se stesso”.»