Ancora una volta, quarantaquattro voci forniscono un'immagine complessa e suggestiva della terra abruzzese: piccoli frammenti di un mondo esposto ai colori tenui e insieme forti della nostalgia, segmenti di un tempo che ha lasciato scorrere nelle parole degli affetti e della memoria, nuclei, snodi di un tempo fermato e tenuto vivo nei nomi delle cose, nei visi delle persone care, nei fatti che l'esistenza ha reso degni di essere conservati.
Ancora una volta si evince, grazie alla voce dei singoli contributi, che l'Abruzzo è un mondo da declinare sempre al plurale, da ricondurre alle molte sfere dell'identità sia individuale che collettiva, e che anzi il singolo e le moltitudini si integrano e si scandiscono reciprocamente come valore, una qualità e una misura davvero incomparabili.
È bello dirsi parte, tessera di un più grande mosaico! E del resto la storia ci attesta che l'Abruzzo è proprio un mosaico di civiltà, di costumi, di mondi, quali la costa, la media collina e la montagna, con linguaggi che hanno saputo indicare l'amore, i miracoli, l'eroismo quotidiano e le belle e ardite resistenze all'urto del mare e dei venti, delle nevi e delle burrasche, dei destini e del fato.
[Vito Moretti]
In copertina: Colazione in campagna (1993) di Annunziata Scipione