Insoddisfatto delle versioni in commercio, Sabatino
Ciocca decide di far da solo e ricomincia
dal latino. Sceglie di tradurre in versi, che Ciocca
interpreta a modo suo, costruendo versi che non
rimano, non sempre perfetti però fluidi, accattivanti,
efficaci. Modernissimi.
Trovo che l’uso del verso permetta al traduttore
nel caso di Pseudolus di rimanere più fedele
all’originale senza che le battute suonino stantie.
Nella sua versione poetica Sabatino Ciocca —
che è regista ancor prima di traduttore — sembra
soprattutto preoccupato di dare teatralità al dialogo.
E per teatralità non intendo artificio ma al
contrario colore, carattere, verità. Mette insieme
l’alto e il basso, il ricercato e il triviale, la parola
antica e quella dialettale, per ottenere un tappeto
linguistico che incuriosisce, che spiazza, un vero
tappeto volante capace di far viaggiare Pseudolus
alla velocità dei nostri giorni.
(Edoardo Erba)