Ci sono poesie che sembrano scriversi da sole e il poeta non può far altro che ascoltarne il suono e lasciarsi guidare. E le poesie raccolte da Alfonso Indelicato in questa silloge sono (nate) proprio così. Esse possono essere considerate in due modi non necessariamente (o non del tutto) contrastanti, ma anzi concatenati e caratterizzati da interdipendenza.
Da un lato tali versi sono il risultato di una sorta di richiamo delle sirene: ma, si chiede Indelicato, mi porteranno forse dove non voglio andare? Dall’altro lato, invece, trattasi di un intreccio tra poesie composte in precedenza e sottoposte a un processo non troppo invadente di rielaborazione con strofe scritte sul momento, tale da poter dire con certezza e non senza sorpresa che la poesia ha del miracoloso.
Vuoi che tratti temi più personali, vuoi che sfoci in problematiche civili che coinvolgono la collettività attingendo anche a fatti di cronaca e talvolta prendendo spunto da eventi storici noti (o quasi) e riflettendo su condizioni storico-sociali ben precise, il poeta non nasconde la preferenza per le liriche dal suono un po’ agro e un po’ aspro che, refrattarie al cesello, sfalsano il ritmo e tentano di trasformare il verso in un frammento di prosa, senza reciderne la bellezza.