Sui Beatles, uno dei maggiori fenomeni del XX secolo — non solo musicali ma sociali nell’accezione più ampia del termine — sembra sia stato detto e scritto ormai tutto. Eppure libri sul quartetto di Liverpool continuano a essere sfornati, a tutte le latitudini e in tutte le lingue.
Cosa si propongono, nel loro, Andrea Barghi e Maurizio Grasso? Non è giusto pretendere una summa critica o una minuziosa biografia. E neppure l’ennesima, definitiva Verità sull’argomento decisa a fare giustizia di tutte le precedenti. Ciononostante, per la sua natura “rapsodica”, quest’opera risulta fin da subito estremamente accattivante.
Traspare netto l’intento di evitare le insidie di un approccio troppo rigoroso e sistematico, di privilegiare un accostamento al tema Beatles per così dire “tangente”, non per questo meno competente e appassionato, che guida il lettore nel complesso mondo Beatles grazie a una sequenza di spaccati, di scorci inusuali, di sapide riflessioni. Restano, nell’apparente casualità dei temi proposti, due filoni su cui gli Autori tornano costantemente: l’imprinting musicale e sociale enormi dei Fab Four.
Concepito come una serie di capitoletti tematici, Plettri nelle mani di Dio si può leggere di fila come un saggio o un romanzo, ma anche no. È altrettanto se non più congeniale spigolarlo qua e là, con la curiosità con cui si sfoglia un dizionario, decidendo sul momento il percorso. Una lettura che non delude e offre molti spunti di riflessione.