Luce, nostalgia e silenzio sono parole ricorrenti in questa raccolta di poesie di Rosa Gallace che, con sguardo limpido e ferma consapevolezza, guarda alla vita nella sua interezza, soffermandosi ora sui ricordi che sbiadiscono ma non svaniscono, ora sull’attimo presente che presto finisce ma che è nel contempo indimenticabile e irripetibile.
Quello che affronta l’Autrice è un viaggio tra le pieghe del tempo, appunto, intrise di emozioni, dense di suggestioni che talvolta si ritraggono dall’immediatezza della realtà e sconfinano nel regno della solitudine, luogo per eccellenza del colloquio con sé stessi e giammai privazione di luce, di calore e di affetto.
La solitudine, infatti, si configura come il locus dove si respirano dolci nostalgie, ma solo per pochi istanti prima di riprendere con passi leggeri e delicati il viaggio nelle profondità dell’anima sulle note di una «musica dolce che arriva da lontano».
Questi versi di trasparenza e luce, colorati di albe e di speranze, descrivono sì l’autenticità dei sentimenti – a riprova del fatto che, malgrado la frenesia e il ritmo irrefrenabile del quotidiano, siamo ancora capaci di cogliere e generare la bellezza – ma sono anche un omaggio all’Amore, l’unico sentimento che resta mentre tutto passa: «Vorrei fermare questo tempo/ tra le mani sapienti di un pittore,/ per ritrovarlo poi nell’intatta immensa bellezza, rimasta chiusa nella fragilità di un’anima.»