Seguendo il proprio destino, Benito Salone anche in questi racconti continua a essere leale a se stesso, un poeta delle trasfigurazioni con soste e ripiegamenti interiori, trasalimenti di un discorso che ribadisce l’atto sovrano del poeta.
Anche nella prosa egli è capace di visitare luoghi e tempi che la storia ha saputo trasmettere fino a noi, ma in queste pagine, dove si riflette anche la segreta e tormentata coscienza del vivere tra il bene e il male, tra eternità e temporalità, i personaggi simbolici riassumono la condizione dello spirito umano: anche la verità ha una sua parte di menzogna o indecifrabilità, come pure la menzogna ha bisogno della sua parte di verità per essere creduta, nel tentativo di superare le barriere di vita e morte.
L’autore propone concretamente un caso di metemsomatosi che lascia tralucere la circolarità di un segreto meditatissimo linguaggio, dove la sapienza teorica è pari all’austerità morale che regge ogni pagina.