Non è facile realizzare una produzione poetica che lasci un segno, una memoria, una vibrazione, e non è semplice stabilire un’empatia con il lettore. Eppure Mara Motta, in questa seconda silloge poetica, In absentia, riesce a edificare un ponte fra il cuore e la ragione, a stabilire un legame, a creare una connessione tra una confederazione di anime affini semplicemente descrivendo quel microcosmo affettivo, quel pantheon di sentimenti di cui è intrisa la sua sensibilità di scrittrice.
Ed ecco che inebriato dall’armonia dei suoni e delle parole, avviluppato nell’abbraccio delle passioni, il lettore si lascia dolcemente pervadere dalla delicatezza della poetessa e la segue nelle sue incursioni interiori, accettando con naturalezza e autorevolezza, caparbietà e coraggio, la sfida della conoscenza di sé.
I versi, ora intrisi di malinconia e di silenzio, ora rivelanti un carattere più ferino e sensuale, mettono a nudo la sua anima, svincolata dai gangli della materia e distaccata dalla superficialità che riempie gli interstizi della vita quotidiana per godere dello stupore immacolato nella terra salvifica della poesia, perché è «nel transito improvviso / fra sogno e veglia / [che] si trova la verità».
In copertina: Angela Di Teodoro, Paesaggio sospeso (2023)