La poesia risponde a criteri di necessità e autenticità. La necessità deve scaturire da una mancanza, da una inquietudine, da una scontentezza rispetto alle cose del mondo, dalla voglia di sentirsi vivi, anche quando niente va per il verso giusto. L’autenticità ha invece a che fare con un sentire che provoca una risonanza nell’interiorità di ognuno, un “particolare” che si rispecchia in un universale.
In entrambi i casi, comunque, si tratta di un’indagine sul mistero dell’esistenza e sull’insondabile arcano dei sentimenti e delle passioni.
In questo percorso indagatorio che, appunto, affonda le radici nella poesia, Maria Gabriella Castiglione tende a un’organizzazione musicale tramite simmetrie e asimmetrie, improvvisi scarti di ritmo e cambiamento nella lunghezza dei versi.
Tutto culmina in una “trasgressione”, che somiglia in realtà a una reinvenzione del linguaggio, là dove il modo di comporre, partendo dal presupposto di condensare in poche parole il suo pensare poetico, elude cancellature e ripensamenti, limature e lavori di aggiustamento e di rifinimento, per abbandonarsi alla sensazione e all’emozione del momento, nell’auspicio di suscitare risonanza nel cuore dei lettori, affinché continuino a rincorrere un sogno, seppure proibito, perché prima o poi una stella farà capolino tra le nuvole.
