Dal Mondiale brasiliano
una nuova geopolitica calcistica
Il Mondiale brasiliano ha mostrato tutti i segni della decadenza del movimento calcistico. Diventando “globale”, il football ha smarrito le differenze che lo hanno caratterizzato per quasi cento anni.
Uniformandosi, le scuole calcistiche tendono ad assimilare moduli e schemi tattici che neppure qualche raro fuoriclasse riesce più a “contaminare” con il proprio estro, per quanto non manchino volenterosi individualisti purtroppo piegati alle esigenze dei club trasformatisi da società sportive in aziende economico-finanziarie.
Il calcio, insomma, non sfugge alla logica mondialista. È questo il motivo per cui si è omologato nel modo di esprimersi e di proporsi. La Coppa del Mondo disputata in quella che una volta era la terra felice del futebol ha confermato la tendenza “utilitarista” a cui il calcio s’ispira da oltre vent’anni.
Gennaro Malgieri, analizzando il Mondiale brasiliano, tratteggia le anomalie di una nuova geopolitica calcistica confusa, acefala, regolata da fattori extra-sportivi.