L’Autrice ci conduce per mano, con delicatezza, nel suo mondo interiore, fin dalla prima poesia, piena di tenerezza e amore per la madre. Si volta pagina ed ecco un inno alla vita e alla speranza, nel convincimento che occorra guardare con animo aperto a ogni nuovo giorno, a ogni nuova stagione, perché nello scorrere del tempo, a saperle cogliere, si celano gioie inattese.
Forte e deciso è poi il grido contro la guerra, il monito a ricordare dolore e lacrime di chi può solo subirla, nell’indifferenza di quanti perseguono invece l’effimera gloria di un potere costruito sul sangue.
La lettura prosegue e ci si sente sempre più in sintonia con l’Autrice, “tiratrice d’arco”, come se si riuscisse a entrare con lei in una comunicazione non momentanea, ma profonda. Eccoci allora a “rincorrere il vento … tra le pieghe del silenzio”, poi a navigare in mari silenti, a camminare tra i biancospini lasciandoci cogliere dalla tempesta fino a percepire come vero “il sogno della vita”.
Tante le immagini naturali che arricchiscono i versi, sempre connesse a un forte sentimento del tempo, nella consapevolezza che proprio il trascorrere di ogni cosa è a volte dolore, ma sempre garanzia di vita, rinnovamento, a ben guardare, amore nel senso più pieno del termine.
Ne consegue che anche i ricordi non sono semplice fonte di malinconia, ammonimento della fugacità del tutto, ma sono tasselli insostituibili di quell’emozionante mosaico che è la nostra esistenza.