Il castello bianco e altri racconti è una raccolta di sei lunghi brani che definire fantastici sarebbe riduttivo. L’elemento gotico, a tratti un moderato splatter e un’atmosfera noir sembrano accomunarli tutti, eppure l’ingrediente che emerge con più prepotenza in questa composizione è la fragilità dell’essere umano.
In ciascuno dei racconti, infatti, si delinea l’esigenza dei protagonisti di comprendere la verità del proprio stato incerto, di uomini e donne in balia non soltanto degli elementi naturali ma anche delle relazioni e del tempo.
Il tempo, in particolare, assume in ciascuna storia sfaccettature diverse: ora è quello moderno della tecnologia, ora quello che scorre in una magica clessidra oppure quello che si sta rapidamente assottigliando perché vicino a finire, ma compare anche il tempo della veglia e del sonno, quello del sogno. Ognuno dei personaggi lo affronta a suo modo, con la brama di domarlo o il rispetto che si deve a un principio chiave dell’esistenza, tanto semplice quanto complesso ed essenziale, che influenza azioni e pensieri e i loro esiti.