Silloge densa di suggestioni, questa di Loredana Pietrafesa. Ombre inquiete lasciano talvolta trapelare misteriose parole, i ricordi si affollano, ma c’è comunque il tempo di un addio, di un perdono. A tratti prevale un senso di angoscia, senza che nemmeno il sogno possa offrire consolazione. Non vi è che buio, vuoto, abisso, un dolore sempre imminente. Quando lo sguardo si volge, poi, all’esterno, ecco che la falsa amicizia produce solitudine, lascia l’amaro ricordo di promesse, lacrime, speranze ormai vive solo nel fragile filo della memoria.
Ecco, la memoria sembra essere la chiave di lettura privilegiata della silloge. La poetessa, “straniera senza nome”, percorre le vie di una città ostile. È colta da un senso di ripetitività, forse di paura per i giorni a venire, e il trascorrere del tempo segna “un altro giorno in più” nel personale muro del pianto.