Armando Romano

Io e il mare

Presentazione di Renato Sigismondi

Tabula fati, Chieti, Novembre 2005

 


Presentazione di Renato Sigismondi



               Per sempre me ne andrò per questi lidi,
               Tra la sabbia e la schiuma del mare.
               L’alta marea cancellerà le mie impronte,
               E il vento disperderà la schiuma.
               Ma il mare e la spiaggia dureranno
               In eterno.

               Kahil Gibran

     Con tutto quello che è stato scritto sul mare e sul rapporto dell’uomo con questo elemento si potrebbero riempire gli scaffali di intere biblioteche. L’aura che irradia l’elemento liquido è potente: Civiltà, Culture e processi economici hanno costruito le loro radici più feconde nel mare.
     Luogo di incontri e di scontri, le enormi distese di acqua salata riecheggiano e richiamano l’eterno gioco della vita dove angoscia e felicità, sogno e realtà, pericoli e curiosità (ricordate il “fatti non foste per vivere come bruti ma per seguir vertute e canuscenza” del Sommo Poeta) coesistono in simbologie e archetipi di religioni e miti.
     Parafrasando Baudelaire si può dire che il mare è lo specchio dell’uomo che nell’onda che si infrange sulle spiagge contempla instancabilmente la propria anima e gli abissi che essa nasconde.
     Artisti e in particolare scrittori di sensibilità e vitalità diverse ne hanno tratto inesauribile ispirazione e vi hanno attinto per creare storie, avventure e versi: Omero, Dante, Melville, Conrad, Poe, Baudelaire sono solo alcuni nomi di un elenco, come già affermato, lunghissimo.
     Ecco perché le poesie di Armando Romano, maturo artista napoletano, uomo nutrito di profonde passioni e sensibilità mediterranee, vanno avvicinate, lette e gustate con rispetto e con amorevole attenzione.
     Sono, e uso parole che possono apparire retoriche e vuote in un mondo come il nostro dove regna la semplicità del banale e del mediocre, vere e belle.
     Vere perché esprimono ricchezza e autenticità del sentire. Il mare — con i suoi abitanti, i suoi paesaggi e le barche che lo solcano — a volte è il protagonista, altre volte diviene la scena, lo sfondo di una riflessione che diventa filosofica e religiosa. Forse è proprio questa la cifra, la chiave di lettura di queste liriche: ricerca del Sacro, di un trascendente a cui il nostro non vuole rinunciare e di cui il mare è parola che si svela e si vela e che dà significato all’esistenza.
     Belle perché i versi, pur spogli e essenziali, non rinunciano alla musicalità, alla pregnanza connotativa, a una notazione idillica, quasi leopardiana, mostrando maturità compositiva e buon controllo dello stile e del registro.
     Per questi motivi non voglio, augurando una buona e proficua lettura a tutti coloro che prenderanno tra le mani questo lavoro, indicare al lettore percorsi particolari: tutte le poesie meritano pari attenzione, rispetto e interesse.

Renato Sigismondi